Risultati workshop Multipolis: Padova, marzo 2015
Da alcuni anni collaboro con
l'associazione Noi sulla strada di Padova. Ci sono gruppi con cui accade: dal primo momento si crea
un clima, un'atmosfera, una condivisione importante, profonda.
Il lavoro di gruppo che condividiamo ha una cadenza variabile, scandita da incontri seminariali intensivi: un gruppo composito, composto da volontari e professionisti, giovane per età, che con freschezza e disponibilità si dedica una giornata intera ogni tre mesi per approfondire le tematiche della relazione di cura, del prendersi cura di persone in situazione di marginalità durante il lavoro di strada, negli interventi nei dormitori, così come all'interno del progetto Kuklos.
Il lavoro di gruppo che condividiamo ha una cadenza variabile, scandita da incontri seminariali intensivi: un gruppo composito, composto da volontari e professionisti, giovane per età, che con freschezza e disponibilità si dedica una giornata intera ogni tre mesi per approfondire le tematiche della relazione di cura, del prendersi cura di persone in situazione di marginalità durante il lavoro di strada, negli interventi nei dormitori, così come all'interno del progetto Kuklos.
Le
nostre giornate di lavoro durano dalle 9.30 alle
17.30, e sono aperte agli argomenti ed ai contributi proposti dai
partecipanti, raccolti di volta in volta nella fase iniziale del
lavoro del gruppo.
Nell'incontro
di inizio marzo 2015, il gruppo ha approfondito tre temi importanti:
- come ci poniamo rispetto alle attività che facciamo
- come sia possibile rapportarsi alle mancanze degli altri
- come gestire la propria dimensione di essere parte della relazione di cura, sia come operatore che come volontario, dopo una giornata intensa
Come
in altre occasioni, il gruppo ha dato la sua disponibilità a
raccogliere il materiale risultato dal lavoro, in modo da poterlo
condividere anche all'esterno del momento della giornata.
Di seguito alcuni degli spunti sviluppati.
La qualità emotiva della relazione non è statica, ma si sviluppa all'interno di una matrice di reciprocità. Questa a sua volta è, per così dire, immanente: la reciprocità è una qualità intrinseca della relazione, che rappresenta l'elemento di unicità in cui confluiscono tutte le significazioni delle persone che vi partecipano.
In questa ottica, è possibile sviluppare un "condensato" di consapevolezza: la consapevolezza della nostra condizione identitaria (chi siamo noi); della nostra situazione emotiva (come siamo stati prima, e come stiamo in quel dato momento); delle nostre pregiudiziali e stereotipie (come ci siamo rappresentati ciò che avremmo trovato); della natura dei movimenti che una determinata situazione relazione ci richiede (cosa riceviamo e cosa portiamo e proiettiamo nella relazione).
Di seguito alcuni degli spunti sviluppati.
La qualità emotiva della relazione non è statica, ma si sviluppa all'interno di una matrice di reciprocità. Questa a sua volta è, per così dire, immanente: la reciprocità è una qualità intrinseca della relazione, che rappresenta l'elemento di unicità in cui confluiscono tutte le significazioni delle persone che vi partecipano.
In questa ottica, è possibile sviluppare un "condensato" di consapevolezza: la consapevolezza della nostra condizione identitaria (chi siamo noi); della nostra situazione emotiva (come siamo stati prima, e come stiamo in quel dato momento); delle nostre pregiudiziali e stereotipie (come ci siamo rappresentati ciò che avremmo trovato); della natura dei movimenti che una determinata situazione relazione ci richiede (cosa riceviamo e cosa portiamo e proiettiamo nella relazione).
Questa consapevolezza può
diventare un “saperne di sé”, che rimanda al potere modale di
farsene qualcosa in quanto informazione di sé all'interno di una
dimensione di riconoscimento dei limiti propri, dell'altro, e della
relazione.
Attraverso
una simulazione diventa possibile così vedere come un movimento
relazionale (nel caso l'aggressività) si riferisse ad un movimento
proiettivo di un disagio esistenziale e reale, che perdurando tende a
cristallizzarsi e tramutarsi in un assoluto dal quale la persona si
difende spostando la qualità emotiva del proprio “starne male”
in una domanda di riconoscimento esterno come una persona diversa
dall'aggressività esibita.
Per superare gli stalli relazionali, ovvero situazioni relazionali
che tendono a riprodursi in modo simile, se non a volte identico, il
gruppo si trova ad affrontare un nodo sostanziale di ogni relazione
di cura. Il prendersi cura non è infatti un atto sovra-determinante
(non sono io a determinare la cura dell'altro), ma un percorso in cui
il vero soggetto della cura è colui/colei che ne fa richiesta. Come
ognuno ha potuto sperimentare, l'unico cambiamento possibile parte
solo quando la persona interessata lo sente prima come possibile (è
suo potere cambiare), poi come ottenibile (è suo volere farlo).
Approcciarsi alla domanda di cura implica così per l'operatore e il
volontario una domanda sostanziale: quanto e cosa è disposto a
cambiare di sé stesso.
La qualità emotiva è sempre, imprevedibilmente, imprescindibilmente e implicitamente preziosa: ogni emozione è primariamente un'emozione, e prima di essere un giudizio valoriale (solitamente sull'asse buona/cattiva, che rimanda ad una consunta dialettica bene/male) è una modalità per dirne qualcosa del nostro essere. Rabbia, noia, felicità, odio, godimento, serenità sono una parte del discorso profondo che si rivela e disvela a noi e agli altri. Ignorare l'emozione, silenziarla, dice qualcosa del soggetto, delle sue difese: il silenzio è un muro.
Come in ogni altro momento della vita, anche la relazione di aiuto ha
una doppia modalità del fare, specificamente un “fare a più” e
un “fare a meno”. In un discorso di un agire consapevole, la
condivisione del fare gruppo, il cambiare punto di vista, i movimenti
del discorso, la percezione dei limiti e del pericolo diventano una
modalità del fare. L'isolamento, e l'isolarsi, l'agire d'istinto,
l'esporsi di fronte al rischio, di fatto aumentandolo o
involontariamente fomentandolo diventano la dimensione del fare a
meno della consapevolezza.
Come
anche altre volte in passato, oltre alle consuete modalità di lavoro
con lo strumento MultiPolis, abbiamo condiviso un processo di fare
consapevolezza condivisa e collettiva che mi era stato ispirato da Alice,
una giovane collega psicologa di Padova. La sua lista di domande per un
questionario era stata lasciata su una scrivania, e, avendole viste
in un pausa di un lavoro di gruppo, mi ero chiesto: perché non
rispondere tutti insieme, così da favorire un processo dal gruppo al
gruppo?
Il
processo è semplice: il gruppo identifica una situazione ed un caso
da affrontare, quindi esplicita ed elenca una serie di domande ad
esso relative. In questa simulata, i partecipanti si siedono in
cerchio, tenendosi per mano e chiudendo gli occhi, in modo da creare
anche fisicamente una circolarità e un guardarsi dentro, a cui il
conduttore da voce girando intorno al cerchio e interrogando i
singoli partecipanti, e dando così voce alle diverse parti
dell'identità collettiva e condivisa (tanti corpi in connessione che
sperimentano un'identità).
L'intensità
dello scambio, la qualità della condivisione ha rappresentato un
momento che ho sentito davvero importante.
Approfitto quindi per ringraziare Alice per aver ispirato il gioco, e per aver condotto insieme a me in questo incontro. La saluto con un augurio di "buon tutto" per il nuovo progetto e la sua avventura in America latina.
Approfitto quindi per ringraziare Alice per aver ispirato il gioco, e per aver condotto insieme a me in questo incontro. La saluto con un augurio di "buon tutto" per il nuovo progetto e la sua avventura in America latina.
Come
sempre, un ringraziamento speciale va ai partecipanti per la fiducia,
la condivisione e la qualità del lavoro che abbiamo fatto insieme, e
un grazie particolare ad Anastasia per la testimonianza
fotografica.
I risultati di altre sessioni sono disponibili digitando Multipolis nella nuvola degli argomenti. Ne segnalo alcuni di seguito:
- Multipolis @ Codroipo (Udine) 2014
- Multipolis @ scuola elementare Torino 2014
- Multipolis @ scuola materna Torino 2014
- Multipolis @ Torino 2007
- Multipolis@ Malmö (Svezia) 2006
- Multipolis @ Vienna (Austria) 2006
Per ricevere aggiornamenti sui risultati di nuove e vecchie sessioni di lavoro, registrati al blog ... c'è ancora tanto da condividere nel futuro
I risultati di altre sessioni sono disponibili digitando Multipolis nella nuvola degli argomenti. Ne segnalo alcuni di seguito:
- Multipolis @ Codroipo (Udine) 2014
- Multipolis @ scuola elementare Torino 2014
- Multipolis @ scuola materna Torino 2014
- Multipolis @ Torino 2007
- Multipolis
- Multipolis @ Vienna (Austria) 2006
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