Risultati del workshop Multipolis “Reti sociali e tecniche di approccio all'utenza”


Durante il mese di luglio 2014 si sono svolti alcuni incontri di formazione e approfondimento rivolti agli operatori sociali dell'Ambito di Codroipo. Le giornate di lavoro sono state svolte presso il Centro di Formazione Cefap, con un finanziamento del Fondo Sociale Europeo, e hanno visto una partecipazione nutrita e attiva.
Seguendo un modello ormai strutturato, le giornate sono state costruite come sessioni di lavoro di gruppo volte a favorire la messa in discussione delle posizioni date dai partecipanti, e, attraverso la condivisione dei giochi e delle discussioni collettive è stato favorito un percorso di “svelamento” delle competenze di cui il gruppo è stato portatore come insieme.


In tale approccio, sono stati proposti momenti di gioco, di simulata, di visione di brevi parti di film e cartoni animati, accompagnati da spazi di riflessione e discussione collettiva, seguendo un processo di partecipazione, condivisione e introspezione, seguita dall'osservazione e dall'analisi dell'interazione.
È stato così possibile dedicare particolare attenzione alle posizioni relazionali dei partecipanti, approfondendo la dimensione della “diversa prospettiva”, evidenziando non solo la differenza di percezione della stessa interazione tra operatore e utente, ma anche all'interno del rapporto tra i diversi ruoli operativi.
Sono stati sviluppati una serie di casi che hanno consentito di approfondire la gestione di relazioni “anomale” di potere, giocando la diversità di rango e sperimentando cosa comporti l'introduzione di obiettivi e strategie altrernativi, l'utilizzo di strategie comunicative e relazionali non solitamente contemplate.

Rispetto alle dimensioni del “no” all'interno della relazione di aiuto, il gruppo ha evidenziato le differenze di percezione e di vissuti a seconda della posizione relazionale e operativa ricoperta.
La condivisione collettiva ha permesso di declinare le diverse forme del “no” come negazione e come rifiuto, esplorandone anche il significato come limite e possibilità.
Come spesso accade nel lavoro con i gruppi, c'è la possibilità di sperimentare come le pressioni emotive spesso derivino da lealtà nascoste. 
Queste, a loro volta, sono fautrici di approcci giustificatori della realtà, che consentono di evidenziare l'universo di pregiudizio che vi sottosta. 
Ogni volta che il nostro movimento va nella
direzione della giustificazione, ammettiamo implicitamente di vivere una dimensione di giudizio valoriale, di ricerca della colpa.
Per il gruppo diventa così possibile sperimentare come tale posizionamento abbia però più a che fare con il pregiudizio ed il giudizio, che non con una relazione di cura.

Il passaggio ad un universo di responsabilità passa, quasi silenziosamente, attraverso il linguaggio: così al “non ho fatto perché ...” viene sostituito prima il “potrei farne a meno”, per giungere poi al “potrei fare de l'altro”.
Il vedere e lo sperimentare l'applicazione della matrice di competenza alla gestione della relazione di aiuto, esplorando cosa questo comporti nelle sue quattro diverse modulazioni per gli individui coinvolti, a partire dalle loro diverse posizioni relazionali, ha consentito al gruppo non solo di aprire nuovi spazi di significazione delle relazioni, ma anche a sperimentare direttamente gli enormi spazi aperti dall'appropriarsi di una "competenza sulla propria competenza".
Sempre attraverso il susseguirsi di momenti di gioco, di visione di cartoni animati, di evocazione, condivisione, analisi ed elaborazione dell'esperienza è stato possibile per il gruppo esplorare parte del grande bagaglio di conoscenze che non si sa di sapere, legato al senso dell'agire sulla base della necessità e dei bisogni primari, piuttosto che del calcolo, del raziocinio o dell'emozione e dell'emotività. 
Il gioco, il riso, il toccarsi, il sentirsi, il conoscersi in posizioni differenti, l'ascoltarsi e il riconoscersi hanno rappresentato momenti importanti delle sessioni di lavoro del gruppo.
La possibilità di vedersi nella relazione attraverso lenti differenti, di sentire ciò che questo implica, sviluppare un pensiero introspettivo prima e condiviso poi ha consentito al gruppo di muoversi e conoscersi nello spazio abitato della relazione di cura.

Un ringraziamento a tutte/i i partecipanti per la loro fiducia, il rispetto, l'attenzione, la partecipazione, l'entusiasmo e la disponibilità a farsi condurre; così facendo, hanno regalare al gruppo e a tutte/i i suoi componenti lo spazio per nuove visioni.

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