Risultati workshop Multipolis "La determinante di genere nella relazione di aiuto per donne in difficoltà", Vienna 2006

Sono contento e orgoglioso di vedere come la pubblicazione dei risultati delle sessioni di lavoro con Multipolis abbiano attirato la curiosità di alcune centinaia di visitatori. Ho così pensato fosse il momento di ri-pubblicare anche i risultati di precedenti sessioni di lavoro di gruppo, iniziando da una delle prime esperienze.

Il workshop The needs of homeless women si tenne a Vienna (AT) il 17 marzo 2006, parte del progetto CATCH Creative Approach To Combating Homelessness (finanziato da DG Social Affair n. VS/2002/010/J37 0/26). Il titolo del workshop era Facing homeless women (La determinante di genere nella relazione di aiuto per donne in difficoltà).
I partecipanti erano in rappresentanza di diversi stati europei, Austria, Spagna, Svezia, Scozia, Inghilterra e Italia.
I risultati del workshop furono presentati in plenaria. Il gruppo aveva focalizzato il suo lavoro sul tema dell'importanza della "fiducia" per una donna in grave marginalità. 
Il gruppo ha definito la fiducia come la conferma di un percorso di emancipazione e di auto-consapevolezza, sviluppandone alcuni aspetti:

  • la fiducia nei confronti delle istituzioni è maggiore quando i percorsi offerti prendono in considerazione l’esperienza della donna come una complessità, in una prospettiva globale della donna senza focalizzarsi su singoli aspetti
  • la fiducia e la confidenza verso operatori ed operatrici che possono ricoprire il ruolo di mediatrici tra i bisogni delle donne e quelli dell’istituzione
Connesso al tema della fiducia, il gruppo ha approfondito il tema della consapevolezza e dell’autostima, condividendo i seguenti risultati:
  • la condizione di grave esclusione sociale tende a causare una marcata diminuzione dell’autostima
  • il passaggio prioritario di ogni servizio rivolto ad un’utenza femminile deve essere il supporto al femminile, in modo da garantire una crescita della consapevolezza e dell’auto-stima della donna
  • la prevenzione dei fallimenti nei percorsi di reinserimento sociale deve considerare i seguenti presupposti:
  • senza un ritorno dell’autostima, ogni percorso è casuale e accidentale
  • in caso di fallimento, il servizio (e l’istituzione) non viene messo in discussione, condannando così la donna a sopportare tutto il peso del fallimento
  • la prevenzione del fallimento deve partire da una reale libertà di scelta come elemento costitutivo di ogni percorso, che deve essere costruito a partire dalla consapevolezza della donna.
Conseguentemente, il gruppo affronta un tema emerso con estrema nettezza durante le simulazioni. La dimensione del tempo viene individuata come tematica centrale per la sua importanza, e vengono condivisi i seguenti spunti:
  • è fondamentale per la donna l’avere l’opportunità di autogestire la
    dimensione temporale, e di non essere vittima di richieste di “comportamenti attesi”, che rappresentano unicamente degli obblighi e non delle aperture di significato
  • se la donna non ha questa opportunità, le possibilità che l’esperienza di aiuto si traduca in emancipazione si riducono ad un obbligo e ad una pretesa impersonale
l gruppo ha condiviso il tema della riservatezza (privacy), che è stata definita come conferma ed attestazione dell'esistenza di diritti. Il gruppo ha sviluppato le riflessioni sul tema sia nella prospettiva della donna che dell'operatrice.
Nella prospettiva della donna, la riservatezza è stata intesa come:
  • la garanzia di essere rispettate come esseri individuali portatrici di diritti umani e civili
  • il diritto ad essere accolte, ascoltate e aiutate come singole donne rimanendo al contempo nell'anonimato
Nella prospettiva dell'operatrice, la riservatezza è stata intesa come:
  • avere, percepire e rispondere della responsabilità di sviluppare la prevenzione
  • sviluppare strategie di rete e integrazione, anche in funzione preventiva
  • ricordare che anche l'intervento di aiuto più onesto è collegata a pratiche di controllo sociale
Nel corso del confronto collettivo, alcuni contributi specifici sono stati condivisi e indicati per la loro importanza:
  • a volte, gli sforzi dei professionisti non comportano necessariamente il raggiungimento degli effetti desiderati
  • le risorse sono come le fondamenta dell'edificazione dell'intervento di aiuto: a furia di assottigliarsi, c'è il rischio del crollo
  • gli sforzi e le intuizioni individuali nella relazione di aiuto devono trovare un loro spazio e una loro dignità all'interno del sistema istituzionale
  • se il fallimento viene considerato come parte di un processo, l'intero processo può diventare più attento ai reali bisogni delle donne e può essere più facilmente significato
  • gli interventi di aiuto e il prendersi cura delle donne deve svilupparsi in senso individuale, focalizzandosi al perseguimento dei bisogni della singola donna e non al mantenimento di standard sociali
  • il vero obiettivo non è offrire soluzioni disponibili, ma supportare la donna in un percorso di cambiamento centrato sul rispetto della dignità delle scelte individuali
  • le diverse componenti dei percorsi di reinserimento (alloggiativi, sanitaria, legale…) sono parti di un approccio integrato e olistico. Non devono mai essere considerati risultati o soluzioni.
  • sviluppare la relazione di aiuto sulla base di un approccio olistico e integrato non significa mettere a disposizione cose (appartamenti, servizi di supporto…). Significa un processo in cui la donna è presa in considerazione per ciò che è, e supportata ad essere ciò che sceglie di essere
un ringraziamento speciale a Ulli & Stephan per le foto

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