I pensieri del dentro 25: la cura necessaria.
Viviamo in un quadro generale che rimanda ad una dimensione di crisi reale sempre più presente, in cui solo il momento del dramma rompe gli schemi di una narrazione che la ignora con costanza.
Quando il dramma esplode, esplode in modo crescente sia per regolarità che per gravità. Non c’è però in generale un renderlo visibile e dicibile. Non c’è un prendersene cura.
Solo una fiammata di spettacolarizzazione, che rende il reale del quotidiano di tante vite sempre meno visibile.
Penso, pensiamo, che occorra tornare ad ascoltare e a parlare la lingua della cura, rimettendo in moto un processo di circolarità e reciprocità sociale.
Così ci siamo incontrati. Tra colleghe e colleghi psicologi e pedagogisti. Abbiamo incontrato Specchio dei Tempi, i volontari e le donne del progetto forzamamme.
Abbiamo aperto spazi silenziosi per rompere il silenzio. Spazi di cura, per le donne, i loro figli e le figlie, le persone che le incontrano, le seguono, le supportano.
Abbiamo fatto ciò che ci sembrava giusto fare. Come sempre. Con le nostre scelte e la nostra etica, un po’ Robin Hood, perché è il mito della giustizia che non ha pace e vaga per il mondo a risvegliare i suoi arcieri per offrire la cura a chi non può permettersela facendo pagare gli interventi da chi lo può fare. Un po’, semplicemente, con ciò che siamo. Ognuno nelle sue diversità e fragilità. Ognuno con le proprie competenze. Una cura che non dipenda da una dimensione economica, in cui chi ha una domanda di aiuto trova uno spazio per poterla esprimere.
La cura. Mi piace sempre ricordare cosa sia, La cura. “Cura” è una parola portatrice di magia. Parola antica, dal latino Cura(m), dal significato profondo: pensiero, sollecitudine, ma anche ansia e mancanza di respiro. L'intero discorso della cura è condensato nella sua etimologia, che rimanda silenziosamente all’altro della relazione parlando di ciò che ci riguarda.
Come singoli, come persone, come altro della relazione e del legame. Come comunità.
Come scrisse Irvin Yalom (1), una reale relazione di cura è, o quanto meno dovrebbe essere, un’apertura alla generatività (2), la possibilità per ogni singola persona di aprirsi al mistero inconoscibile dell’abitare il mondo, rinunciando all’illusione di poterlo controllare e indirizzare.
Una relazione di cura è attesa, silenzio, disponibilità. Parole e gesti. Lacrime, sorrisi, sospiri. Parole. Parole inconoscibili e indicibili, che possono trovare nella cura lo spazio per poter essere dette, disvelate e rivelate. Nonostante.
E’ un tornare a sapere cosa della vita si è sempre saputo senza necessariamente sapere di saperlo. Ciò che si è sentito, senza necessariamente riconoscimento di aver sentito il proprio irripetibile sentire. E’ spazio insaturo, che non chiede di essere colmato. Al contrario, si offre nella sua intima nudità, nonostante tutti i nonostante che segnato la vita delle persone. La vita è vita.
Nonostante ciò che la vita ha in serbo e apparecchia dinanzi ad ognuna/o. La vita è vita nonostante le difficoltà, le crisi, i traumi, i drammi.
Come ci ricorda Hannah Arendt (3)
le persone “non sono nate per morire, ma per incominciare” .
Accompagnare le persone nella scoperta e riscoperta che tutte/i si viva sempre nonostante è uno dei modi con cui la parola “cura” prende corpo. Consentire ad ogni persona di riscoprire ognuna/o un proprio modo unico e irripetibile di abitare la vita.
Ancora rieccheggiano le parole di Miguel Benasayang (4)
“ si tratta di scoprire che la vita non è da ‘guarire’, ma da vivere, semplicemente”.
Così abbiamo iniziato. Un passo alla volta, abbiamo iniziato.
Incontrando in due diversi momenti le tante donne che per un anno saranno seguite, accompagnate, sostenute nel proprio viaggio per uscire da quelle vite di quotidianità che hanno prodotto le loro richieste di aiuto.
Le abbiamo incontrate per creare un primo momento e terreno di incontro, per vedersi, ascoltare e sentire le loro domande. Per poi intraprendere ognuna il proprio percorso di cura.
Affrontare queste domande di cura è una responsabilità etica, civile, meravigliosamente e terribilmente umana.
Una responsabilità e un’etica che si assume, o che si evita.
Nonostante tanti ne parlino per farne salotto ed evitarla, la cura insiste nell’essere umano, e la dignità dell’essere umano prevede a nostro avviso che non debba dipendere da una dimensione economica.
Da sempre abitanti dell’etica e dell’umanità, abbiamo costruito una proposta di presa in carico di comunità basata su una serie di semplici principi:
- etica: intesa come orizzonte di responsabilità che vede, sente, abita l’umano in ogni sua forma, senza che nessuna sia migliore o peggiore di altre- responsabilità: tutte le persone e i professionisti che saranno attivati condividono come la cura sia spazio di diritto indipendentemente dalla dimensione economica- dignità: ogni domanda di cura è espressione dell’unicità della persona che la esprime, una unicità che merita la dignità di una risposta parimenti irripetibile, specifica, dedicata, di qualità- rispetto e diritti: a prescindere dalla dimensione di genere, di nazionalità, di estrazione sociale, di possibilità economiche, ogni persona ha diritto a poter incontrare il proprio stare al meglio possibile rispetto alle condizioni storiche e contestuali che la vita ha presentato e presenta nella quotidianità
La cura necessaria prende spunto dalla pratica e dall’esperienza quotidiana di una comunità di psicologi e terapeuti, aperta anche a counsellor e coach, artisti ed educatori, a seconda delle necessità e delle domande delle donne.
Il progetto “La cura necessaria” si articola a partire dalla grammatica della cura, una grammatica che domanda di essere vista, ascoltata, rilanciata nelle sue possibilità di esistenza.
Una grammatica in cui il soggetto torna ad essere l’oggetto unico della cura.
Un soggetto che va nutrito di relazione e attraverso il farsi dialogo nelle diverse forme e possibilità offerte e modulate sull’unicità delle singole domande di cura.
Una presa in carico attraverso i silenzi e le parole, nelle tante diverse accezioni e sfumature, nelle diverse pratiche. Parole che scaldano, che fanno cura, che compartecipano alla dimensione individuale e insieme collettiva della vita di tutte/i, nella vita di ciascuno.
La cura come processo indica il modo individuale e/o di gruppo, spazio collettivo e di comunità, di essere al mondo, di offrire la propria irripetibile vita umana ad altre vite, che vengono incontrate, con cui ci si meticcia, che travolgono o lasciano indifferenti, che si rivelano a noi e che ci accompagnano a rivelarci a noi stessi.
La cura è un mestiere, con le sue regole, limiti, difficoltà, responsabilità e soddisfazioni.
La cura è un’arte. Una canzone, una poesia.È semplice bellezza, nonostante tutto.
È un cielo, un albero. Un respiro. Il mare e l’acqua che scorre.
Abbiamo mantenuto l’impostazione della cura diffusa, ampliando il numero dei professionisti disponibili e dando origine ad un gruppo eterogeneo di psicologi, terapeuti, psicoanalisti, counsellor e coach in grado di prendere in carico la diversità delle domande di cura con una variegata modulazione di risposte, sia individuali che di gruppo, dedicata alle donne del progetto forzamamme che, per quanto portatori di una domanda di cura, ne sarebbero rimaste escluse per motivi economici.
Dato che la dignità necessaria passa anche dai luoghi della cura, i percorsi individuali si svolgeranno presso gli studi individuali, riconoscendo già a partire dalla fisicità dei luoghi la dignità del lavoro di cura che le persone chiederanno di intraprendere.
Per migliorare l’offerta, saranno attivati percorsi condivisi, con l’istituzione di gruppi terapeutici e di supporto, e di momenti collettivi di formazione e accompagnamento alla genitorialità che potranno essere ospitati in una struttura dedicata.
In questo senso, così come la parola dice sempre qualcosa del parlante, la singola domanda di cura richiede una specificità necessaria: a ognuno per la sua domanda e secondo le sue possibilità.
Ci ritroviamo nelle parole di Eugenio Borgna, che nel suo libro “Come in uno specchio oscuramente” (5) scrive:
“… La fragilità fa parte della vita, e delle forme di umana fragilità non possiamo non occuparcene…... fragile è una cosa e una situazione che facilmente si rompe, e fragile è l’equilibrio psichico ed emozionale che facilmente frantuma, ma fragile è anche una cosa che non può se non essere fragile: questa essendo la sua ragion d’essere …... la parola è dialogo, ma è anche silenzio: la parola nasce dal silenzio e finisce nel silenzio in una reciprocità incalcolabile e vertiginosa ...... Le parole, labili tracce dell’inconoscibile ed effimere metafore del reale, si moltiplicano alla ricerca di definizioni possibili del dialogo e del silenzio, dell’apertura agli altri e della solitudine …... se qualcosa può rianimare una persona, una persona che soffre, sono le parole e i silenzi a farlo: parole che nascano del cuore, dalla capacità di risalire dai volti, dagli sguardi, dai frammenti di parole che ascoltiamo, dai silenzi, alla immedesimazione nelle attese, nelle angosce, nei desideri, nelle speranze, degli altri…."
Una comunità di professionalità necessarie
Abbiamo strutturato una comunità di professionisti, che sta vedendo una crescita nelle adesioni e nelle disponibilità. Qui presentiamo una prima lista di professionisti, divisi per ambito per facilitare la visibilità dell’offerta dei singoli interventi.
La rete di collaborazioni nell’ambito della cura:
Paolo Brusa, attivo come formatore e supervisore dei volontari, come psicologo nei percorsi di cura e supporto individuali.
Psicologo, formatore, supervisore: attivo in ambito socio-educativo dal 1994, laureato in Psicologia Clinica e di Comunità nel 1997, dal 2003 lavora come libero professionista collaborando con varie organizzazioni in Italia e all'estero. Oltre al supporto psicologico alla persona, alla coppia e alle vittime di violenza, svolge attività di formatore, consulente metodologico e supervisore clinico in qualità di esperto del settore psicologico e relazionale assistenziale in Piemonte, Liguria, Veneto, Trentino, Lombardia, Alto Adige e Friuli in decine di servizi rivolti ad adulti in condizione di grave marginalità, vittime di violenza, rifugiati e richiedenti asilo, minori, persone con disabilità fisica e mentale, minoranze etniche. Socio Fondatore e Amministratore Unico di LABC srl. Dal 2000 lavora come consulente, project manager e coordinatore di progetti finanziati dalla Commissione Europea, di cui è consulente esterno per il programma Horizon 2020 e per l'Agenzia esecutiva per i consumatori, la salute e la sicurezza alimentare (CHAFEA). Dal 2023, docente di Psicologia dello Sport e della Performance nel primo corso di laurea triennale in Artista di circo contemporaneo presso Fondazione Cirko Vertigo.
Alessia Farinella, attiva come formatrice e facilitatrice nei percorsi collettivi di supporto alla genitorialità, oltre che nella supervisione delle volontarie.
Pedagogista, formatrice e supervisore educativo: attiva in ambito socio-educativo dal 1998, laurea in Scienze dell'Educazione nel 2002, Dottorato di Ricerca in Scienze Umane nel 2010. Dal 1998 opera come educatrice in servizi rivolti alle famiglie e ai bambini che vivono situazioni di perturbazione economica. Oltre al sostegno alla genitorialità per le famiglie con figli con disabilità, lavora come formatrice esperta in cura educativa familiare, progettazione educativa, e come supervisore educativo nei servizi di cura e formazione per adulti e minori. Dal 2010 è professore a contratto in Pedagogia Speciale presso l'Università degli Studi di Torino. Dal 2000 è consulente, formatrice e project manager di progetti finanziati da fondazioni e organizzazioni private o pubbliche attive in ambito socio-educativo. Dal 2019 lavora come libera professionista collaborando con varie organizzazioni in Italia. Collabora con LABC come formatrice e supervisore in diversi servizi in Piemonte.
Daniela Parafioriti, attiva come formatrice e facilitatrice nei percorsi collettivi di supporto alla genitorialità.
Psicologa, psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico: dal 1998 lavora in e con gruppi, in diversi servizi educativi in Piemonte e Lombardia. Per molti anni ha lavorato nel campo della psichiatria e dei servizi per le persone in situazione di esclusione sociale, prima come educatrice e coordinatrice responsabile dei servizi, poi come psicologa e formatrice, soprattutto in progetti di orientamento e . Dal 2009 si dedica all'attività clinica come psicoterapeuta in libera professione per un target di giovani, adulti e coppie, in particolare di genitori. Collabora con LABC come formatrice e supervisore in diversi servizi in Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta.
Cristina Testa, attiva come psicologa negli incontri di supporto in gruppo.
Psicologa, psicoterapeuta, psicodrammatista: dal 2000 lavora con i gruppi, in diversi servizi educativi del Piemonte. Per molti anni ha lavorato come educatrice con donne senza dimora e in ambito psichiatrico, prima come educatrice e poi come psicologa. Tra il 1998 e il 2006, oltre all'attività clinica, è stata impegnata come ricercatrice in psichiatria. Dal 2007 al 2013 ha partecipato alla progettazione del Master in Psicodramma presso IUSTO, e come docente. Attualmente lavora come psicoterapeuta clinico con adulti e giovani adulti, individuali e di coppia; svolge attività di supervisione in equipe e di formatore nel Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. Già Direttrice del Laboratorio Nazionale della Scuola di Psicoterapia del COIRAG. Collabora con LABC come formatrice e supervisore in diversi servizi in Piemonte e Valle d’Aosta.
Riccardo Garofalo, attivo come psicologo nei percorsi di cura e supporto individuali.
Psicologo, psicoterapeuta individuale e di gruppo a indirizzo psicoanalitico. Consulente per la prevenzione del disagio psicologico e della riduzione del danno per DSM ASLTO1, e con ASL1 e Regione Piemonte per la progettazione di un servizio psicologico per i dipendenti in stato di disagio, di formazione sulle tematiche connesse allo stress e alla sofferenza e alla diversità sui luoghi di lavoro. Si occupa di prevenzione dell’abbandono scolastico e della riduzione del disagio connesso, progettando un centro di Ascolto per gli studenti dell’Università della Valle d’Aosta. Collabora come esperto in Psicologia dello Sviluppo con la Facoltà di Scienze dell’Educazione di Torino in corsi di formazione ad futuri insegnanti sul Sostegno. Libero professionista con particolare attenzione alle nuove dipendenze, la violenza di genere, l’accoglienza di rifugiati, la sofferenza in carcere. Dal 2021 membro della Consulta Nazionale per COIRAG, come docente di supervisione e tutor.
Mattia Vivienne Meli, attiva come psicologa negli incontri di supporto individuali e nella supervisione delle volontarie.
Psicologa, psicoterapeuta individuale e di gruppo, psicodrammatista. Svolge la libera professione occupandosi di percorsi rivolti a giovani, adulti, coppie e a sostegno della genitorialità. Si occupa di formazione e supervisione in ambito educativo e lavorativo, e conduce gruppi espressivi e terapeutici in diversi ambiti. Parallelamente all’attività clinica ha maturato un’esperienza in campo etno-psicologico e sociale grazie al lavoro pluriennale con rifugiati e donne vittime di tratta presso la Cooperativa Sociale Progetto Tenda. É presidente dell’Associazione per la ricerca sull’Ansia. Collabora con LABC dal 2021 come supervisore in diversi servizi in Piemonte.
Hanno dato la disponibilità a intervenire se necessario anche:
Silvia Cerrone, psicologa, psicoterapeuta: lavora come psicoterapeuta con adulti e anziani, sia individualmente che in gruppo. E’ formatrice e supervisore per LABC in diversi servizi educativi in Piemonte e Lombardia. Già consulente presso il “Centro Teatro Sociale e Lavoro di Comunità” dell'Università degli Studi di Torino, come responsabile dell'area promozione della salute. Supervisore psicologico per progetti di emergenza e cooperazione allo sviluppo e conduttrice di laboratori che utilizzano la metodologia del teatro sociale e di comunità. Ha lavorato nella comunità terapeutica Il Porto con pazienti con disturbi della personalità e problemi di dipendenza. Collabora con LABC come formatrice e supervisore in diversi servizi in Piemonte e Lombardia.
Claudia Guidi, psicologa, psicoterapeuta, psicodrammatista: laureata in Psicologia Clinica e di Comunità nel 1998, ha conseguito la specializzazione in psicoterapia di gruppo nel 2003. Svolge attività di psicoterapeuta individuale e di gruppo con metodologia psicodrammatica. Conduce sessioni di gruppo per bambini con disturbi relazionali e di apprendimento e conduce colloqui di sostegno ai genitori. Dal 2001 al 2005 affidataria di bambini con disabilità molto gravi. Conduce gruppi di supervisione educativa, clinica e formativa finalizzati ad un costante aggiornamento e approfondimento dei temi legati al disagio, alla pari dignità e allo sviluppo delle differenze in chiave inclusiva. Collabora con LABC come formatrice e supervisore in diversi servizi in Piemonte e Lombardia. Dal 2011 lavora nell'ideazione, sviluppo e gestione di gruppi clinico-educativi, e come team-supervisor in progetti dedicati all'integrazione e al sostegno di bambini e adulti in situazioni di marginalità e migranti.
A seconda delle necessità, un nutrito ulteriore gruppi di professioniste/i ha dato la propria disponibilità; tra loro colleghe e colleghi psicologi, psicoterapeuti, psicoanalisti, counsellor e coach, educatori ed educatrici, logopediste, artiste e artisti di arti circensi.
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più di un pensiero di gratitudine a Specchio dei Tempi per aver creduto nel progetto 'La cura necessaria' e per averlo reso possibile, alle persone che supportano e accompagnano le donne, alle colleghe e ai colleghi per la loro disponibilità ed entusiasmo.
per saperne di più sul progetto forzamamme e per sostenerlo, visita la pagina dedicata al link: https://www.specchiodeitempi.org/progetto/forza-mamme/
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note e riferimenti
1. Irvin Yalom, Il dono della terapia, 2002
2. Erik Erikson, Infanzia e società, 1950
3. Hannah Arendt, Vita activa, 1958
4. Miguel Benasayang, L’epoca delle passioni tristi, 2007
5. Eugenio Borgna, Come in uno specchio oscuramente, 2007
Come sempre, per gli etimi faccio riferimento a Ottorino Pianigiani, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, 1907, 2004-2008
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