Risultati del workshop Multipolis: Malmö (Svezia) 2006

Mentre mi preparo per il workshop che si terrà a Bergamo durante la conferenza di FEANTSA, ho pensato di proporre i risultati di un workshop tenuto qualche anno fa.
A giudicare dai numerosi visitatori dei post relativi alle sessioni di lavoro con Multipolis, sembra che siano di qualche interesse, e proseguo quindi nell'opera.
Il workshop era inserito all'interno dell'incontro di chiusura del progetto europeo CATCH Creative Approach To Combating Homelessness (finanziato da DG Social Affair n. VS/2002/010/J37 0/26), che aveva come tema la disseminazione di buone pratiche nel reinserimento di persone in grave marginalità.


Il workshop si tenne a Malmö (Svezia) alla fine di giugno 2006 e vide la partecipazione di partecipanti provenitenti da vari peasi europei.
La sessione di lavoro e la seguente riflessione collettiva ha riguardato il concetto di “rappresentazione all'interno del dialogo della relazione di aiuto”, che è stata sviluppata su diversi livelli:
- il livello del “dialogo tra dimensioni”:
  • una dimensione professionale in cui ogni partecipante ha sentito la necessità di prestare estrema attenzione al rischio di discriminazione estetica, con un’analisi che si muove a partire dal proprio rango e che si basa sull’aspetto esteriore, estetico
  • una dimensione personale, in cui le precedenti esperienze e pregiudizi del professionista concorrono al rischio di categorizzare in stereotipie ciò che ci si trova ad affrontare durante la relazione di cura
- il livello del “dialogo tra importanze”:

  • in una dimensione professionale astratta, i partecipanti sono consapevoli della differenza che passa tra ciò che è “importante” e ciò che è “prioritario”
  • durante la simulazione, i partecipanti riportano la definizione di una netta differenza tra:
  • una rappresentazione professionale, in cui ci si focalizza la propria attenzione sugli elementi della relazione per cercare di individuare quali possano essere i bisogni della persona esclusa
  • una rappresentazione del caso, in cui è netta l’evidenza secondo cui chi è utente abbia semplicemente dei bisogni che aspettano di essere soddisfatti
- il livello del “dialogo tra conoscenza e responsabilità ”:

  • alcuni partecipanti riportano come durante la relazione di cura «…sia molto diverso sapere qualcosa, saperne qualcosa, o essere presenti a se stessi per qualcosa che gli altri sanno di noi… »
  • il gruppo sviluppa questo contributo nella direzione citata da Watzlawick «…è diverso sapere una lingua e sapere qualcosa su una lingua … »
- nonostante i diversi sistemi di welfare nazionali di riferimento dei partecipanti, è emersa la responsabilità del singolo nel porsi in una posizione aperta e dubitante:
  • l’intervento di cura dipende dai bisogni rilevati nell’altro?
  • l’intervento di cura dipende dalle abitudini lavorative, dal grado di consapevolezza relativa al proprio rango professionale?
  • l’intervento di cura dipende dal rango formale e dai bisogni istituzionali (come i tagli al welfare…)?
  • l’intervento di cura dipende dalle impressioni, dalle percezioni e dai pregiudizi su cosa il professionista immagina possa essere necessario?
l’intervento dipende dall’essere sommerso dalle emergenze?

- il livello della “espressione dell’inesprimibile ”, ovvero dell’importanza della comunicazione non-verbale:
  • la simulata dell’intervento d’aiuto riproduce ciò che accade nella pratica quotidiana, e consente ai partecipanti di riportare la consapevolezza della difficoltà nel dare il necessario risalto a ciò che il corpo dice, ad ascoltare ciò di cui il corpo parla…

Un ringraziamento speciale a Sofia & Annette per le fotografie

Altri risultati delle sessioni di lavoro a breve disponibili ... compresi quelli relativi al workshop del 24 novembre a Bergamo per la conferenza di FEANTSA

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