supervisione
" La ricompensa è nel viaggio, non nella meta " (proverbio cinese)
La
supervisione si costituisce a partire dall'obiettivo di esplorare nuove
vie di visione, di analisi, di critica, di apertura a ciò che è altro e
che c'è di altro all'interno dei percorsi di cura.
In
tale prospettiva, può strutturarsi a partire dalla discussione dei
casi, delle dinamiche interne ai gruppi, alle organizzazioni e alle
istituzioni, come a partire dalle loro regole di funzionamento.
Ad un piano della relazione corrisponde un piano interno, della consapevolezza del singolo individuo.
Il
lavoro condiviso dal gruppo è funzionale all'accrescimento della
consapevolezza nella gestione dei casi e delle situazioni proposte dagli
operatori secondo una pratica di discussione, condivisione e gioco
collettivo che nasce da molti anni di esperienza e di lavoro con le
persone, con il cosiddetto "sociale", inteso in una significazione
aperta al confronto, alla relazione, alla possibilità di dirne qualcosa
di ciò che ha a che fare con l'individuale, il personale, il politico e
le politiche.
In
tale prospettiva, il lavoro del gruppo è strutturato all'interno di una
cornice protetta in cui per i partecipanti è possibile ritagliare uno
spazio o un tempo logico in cui autorizzarsi a mettere a fuoco il "che
cosa" stia accadendo all'interno della relazione di cura.
Lo spazio è
sempre uno spazio logico, che può adattarsi a luoghi chiusi come a spazi
aperti.
I
gruppi di supervisione possono essere aperti a singole équipe, a équipe
diverse che operano nello stesso ambito, così come possono partecipare
singoli operatori della cura, che definiscono un meta-piano di lavoro
centrato sulla relazione, sulle sue dimensioni di desiderio, sulle sue
componenti transferali che prescindono la tipicità dell'utenza e
dell'intervento.
Durante
gli incontri, i partecipanti sperimentano la ricchezza e la profondità
che scaturisce dal contributo incrociato e condiviso dei diversi
percepiti e delle differenti letture, dalla percezione esperienziale e
dalla condivisione della dimensione e della significazione della
relazione con l'altro nelle sue accezioni di persona prima che utente,
lasciando la possibilità di sperimentare e di di-spiegare le dinamiche
transferali.
La metodologia di riferimento è quella di una supervisione clinica legata ad un approccio olistico alla complessità, e ruota intorno ai seguenti snodi di sistema:
- definizione del contesto relativo alla presentazione dei casi
- significazione e condivisione dei vissuti originati dall'incontro con le persone
- sviluppo di percorsi di accrescimento della consapevolezza degli operatori relativamente alle dinamiche personali, gruppali e transferali originate nella gestione degli interventi di cura, anche tramite momenti di role-play con l'utilizzo dello strumento Multipolis
- supporto metodologico al lavoro di équipe
- supporto e eventuale miglioramento delle prassi operative secondo il modello della rete integrata di competenze
- analisi, condivisione delle criticità, individuazione di risposte congruenti ai bisogni di casi complessi
Gli strumenti
operativi proposti per gli incontri di supervisione sono quelli classici
del lavoro clinico e della condivisione di gruppo, del brain-storming e
del pensiero laterale, della costruzione di un quadro logico e
anamnestico, della discussione collettiva, dell'analisi clinica e
socio-pedagogica dei casi problematici, anche attraverso l'utilizzo
dello strumento Multipolis per favorire la partecipazione a simulate e giochi di ruolo.
I servizi con cui collaboro come supervisore sono tra loro omogenei, pur differenziandosi per ambito di intervento: educativa territoriale, minori a rischio e vittime di violenza, reinserimento per excarcerati, unità di strada, senza dimora, rom, rifugiati e richiedenti asilo, centri diurni, comunità, centri residenziali e semi residenziali, disabilità, psichiatria.
Tutti i circa 30 diversi servizi a cui collaboro come supervisore sono gestiti da meravigliosi professionisti che sebbene operino in ambiti tra loro molto diversi, sono individui accomunati
dalla passione per il loro lavoro di cura, la dedizione nell'offrire
percorsi di cura e reinserimento, la disponibilità a mettersi in gioco e
a condividere.
Per vedere i dettagli dei diversi servizi, potete cliccare sulla mappa.
I servizi con cui collaboro come supervisore sono tra loro omogenei, pur differenziandosi per ambito di intervento: educativa territoriale, minori a rischio e vittime di violenza, reinserimento per excarcerati, unità di strada, senza dimora, rom, rifugiati e richiedenti asilo, centri diurni, comunità, centri residenziali e semi residenziali, disabilità, psichiatria.
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