L’ansia che incontri e l’ansia che lasci

“L’ansia che incontri e l’ansia che lasci”.
Un titolo è di per sé stesso già un esame che domanda un linguaggio che lo esponga, che lo espliciti nel suo dispiegarsi come discorso di parole, di corpi. Come discorso incarnato.
Lanciare un titolo è un modo di aprire alla possibilità di esprimerlo.
In quanto apertura di una possibilità è di se stesso un movimento di liberazione di ciò che ancora non è, proprio in quanto possibile.
E’ apertura a ciò che non è ancora, apertura all’incontro con la possibilità di esprimere un mistero incarnato.
I corpi nascosti dal corpo degli alberi. Lo spazio. Esplorare lo spazio, abitandolo. Abitare un incontro, un incontro con l’ansia. Ansia che accelera, travolge il corpo. E lo stravolge. Muscoli che contraggono, traendo e tenendo una tensione che sale. Piedi. Mani. Capelli. Come un freddo gelido che invade, che risale le ossa, che scuote il corpo. Spasmi. Il respiro accelera. Accelera e si fa corto. I muscoli sono pieni di spilli. Le vertigini irrompono nella testa.
Tutto sale.
Sale tutto.
Fino all’apice. All’esplosione. Esplode una risata. Nervosa, isterica all’inizio, si fa più lieve. Si stempera in un sorriso. Il respiro si quieta. Il corpo è di nuovo leggero.
Questa è una trama, una piccola narrazione della performance che hanno regalato sei studenti nella sessione di esami di oggi.
Una performance creata sul momento, non per il voto, non per performance, ma per essere performativi, per dare forma, per tradurre in corpi, posizione e movimenti l’incontro con l’ansia, con quello che ce ne si può fare.
Donandolo ai pochi che hanno assistito. Un’istantanea di intensa inter-soggettività: ci sono io, ci sei tu.
Un dono prezioso e intenso, di cui non si può che essere grati.
La consapevolezza e la gratitudine per essere stati unici spettatori di tanta intensità.
Grazie.


Fondazione Cirko Vertigo









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