i pensieri del dentro 12 - quando il simbolico scompare

C'è un meccanismo davvero "curioso", che a volte si disvela davanti agli occhi. 

Al tempo dell'università uscì un pamphlet davvero corposo, "non credere nei media". Era una raccolta commentata e approfondita di testi importanti, McLuhan, Baudrillard, Eco, Foucault, i primi testi di Bauman, Debord, Vaneigen e i situazionisti, solo per citarne alcuni che riaffiorano dalla memoria.
Dopo una lunga giornata mi capita di aprire il pc per vedere le notizie.
Scorrere le notizie oggi segna profondamente la differenza di un secolo e di un millennio. 
Segna l'essere sopraggiunta una struttura differente. Una struttura che più che sovrastare il reale, sembra esserci slittata all'interno. Proprio come accade nelle strutture patologiche più profonde, il linguaggio che appare nelle notizie non è più quel detournement caro ai situazionisti, è una narrazione del reale che stravolge la realtà, psicotizzando ciò che di reale porta con sè.
Così appare di leggere che la difesa della famiglia non parte dal dato reale della crisi della famiglia accelerata dai postumi nefasti della pandemia, che ha spostato nell'intelligenza artificiale ciò che è rimasto dell'intelletto rendendolo mero simulacro, ma legalizza il non riconoscimento della figlia di una coppia. 
Il Procuratore di Padova infatti chiede al Tribunale la rettifica dell'atto di nascita della bambina della coppia (registrato il 30 agosto 2017), attraverso la "cancellazione" del nome della madre non biologica.

Nello stesso giorno, dopo che una mano ha asserito che l'ergastolo ostativo per l'esplosione di due bombe carta notturne che non fecero morti nè feriti non è commisurato al reato perché nel concreto su un piano di realtà non poteva accadere nulla di così grave, l'altra mano dello stesso ente (lo stato) dice che ci vuole un ergastolo perché in astratto e ipoteticamente poteva invece accadere qcosa di grave.

Nel mentre, non si finiscono di contare i morti in mare. Non si finirà di contare neanche quando si saranno contati tutti i morti della strage greca. Questa si, una vera strage. Di morti ammazzati dalla protervia dei confini, degli stati.
Morti perché l'apartheid coloniale sancisce il diritto a spostarsi per consumare la vacanza, e nega il diritto alla disperazione e al desiderio che muove dalla mancanza. 
Mancanza di tutto, che se non muove il desiderio, si muore desiderando.

Che realtà è mai questa, allora? 
Che spazio rimane per significare il reale in questa realtà che da distopica si è fatta dispotica?

Cosa accade quando il simbolico scompare e salta il legame con la realtà? 
Se fossimo in ambito clinico, forse diremmo che quando il simbolico scompare e salta il legame con la realtà, si regala il reale alla psicosi, che opera senza possibilità di replica o di prospettiva.

Siamo dunque all'interno di un gigantesco gioco di simulazione sociale in cui si sperimenta cosa accade quando un macro-corpo sociale come una nazione va verso la sua psicotizzazione?

Lo sappiamo, la magia della psicosi è come faccia a tenere, e viene da chiedersi che cosa tenga ancora. In parte lo sappiamo. Sappiamo cosa fa tenuta di fronte all'angoscia da frammentazione. La ripetizione del rituale.

Forse, più che angoscia, questa prospettiva agghiaccia. 
Tiene il pensiero. Tiene l'azione.  Azione pensiero e pensiero azione.
Silenziosa e quotidiana. 
Consapevoli che, in ogni caso, la significazione si potrà fare solo a ritroso quando l'intero discorso sarà di-spiegato. 


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