Pensieri del dentro (10) - cose che superano l'immaginazione in una cittadina europea, una delle più a est
Ci sono cose che superano l’immaginazione.
Una cittadina europea, una delle più a est.
La guerra sembra che si respiri nell’aria, nelle batterie antimissile che ti danno il benvenuto. Testosterone puntato alto. Matriosche di morte.
La vita che sembra scorrere tranquilla. Tutto uguale. Non come a casa. Non c’è isteria. Poche mascherine. Nessun pass. Sedersi in un caffè, come se fosse normale.
Avventori. Capelli corti, biondi mediamente. Fazzoletto al collo. Mascella larga. Birra sul tavolo. Risate smargiasse.
Discorsi che non vorresti capire. Meglio potersi tenere i propri stereotipi, sentirsi anche un po’ gretto nella loro riproposizione. Invece capisci cosa dicono gli avventori.
Lo sai bene. Il reale è peggio della realtà.
Specie a certe latitudini. A certe longitudini.
“La figlia e la moglie come stanno. I regali per il compleanno. Le vacanze. La guerra è a pochi chilometri. Ma noi siamo qui. In fondo, facciamo ognuno il proprio lavoro. Vuoi un’altra birra? C’è un problema. Con le sanzioni questi paesi non sono più posti per il money washing come prima. Adesso bisogna andare più lontano. Scocciante. Anziché no. Hai ragione. Oggi ho incrociato un gruppo di profughi. Erano quelli poveri. Li ho segnalati alle ong. Erano contenti, mi hanno ringraziato - ci credi? Questi li ho mandati alla stazione. Erano poveracci. A quelli ricchi ci pensiamo noi. Poi con tutti i soldi che stiamo facendo. Pensa a quanto costava mantenere gli arsenali. Tanto materiale lasciato fermo per anni. E per smaltire? Prima costava un sacco di soldi. Ora invece si vende tutto. La produzione è ripresa a pieno regime. Da non crederci. Ci voleva dopo la pandemia. Adesso si che si viaggia e si fa business come si deve. Vogliono comprare tutto. Puoi comprare tutto. Loro pensano di essere occidentali, ma l’occidente da qui non si vede. Troppa miseria. Una miseria che li rende servizievoli. Perfino le ragazze qui sono economiche, tutto è economico per i nostri stipendi. Avresti mai detto che dopo due anni di pandemia avremmo fatto questi affari? qui? in Europa?”
Cerco in tutti i modi di non ascoltarli. Non ascoltarli più.
Poco oltre i campi e il fiume, la guerra si respira. Qui vicino, come in africa, in yemen, in medio oriente, in palestina. Lontano. Ovunque funzionari governativi, militari, affaristi, ong, contractors.
Fuori, la vita scorre quasi tranquilla.
Penso al mio lavoro. Penso sia ora di tornare al lavoro. Insegnare a prendersi cura. Di chi ne ha bisogno. Prendersi cura. Anche di questo reale. Che possiamo accettare per quello che è.
Guardo la zuppa di barbaietola con pierogi che ho davanti. Ha un sapore ottimo. E il colore del sangue.
La guerra sembra che si respiri nell’aria, nelle batterie antimissile che ti danno il benvenuto. Testosterone puntato alto. Matriosche di morte.
La vita che sembra scorrere tranquilla. Tutto uguale. Non come a casa. Non c’è isteria. Poche mascherine. Nessun pass. Sedersi in un caffè, come se fosse normale.
Avventori. Capelli corti, biondi mediamente. Fazzoletto al collo. Mascella larga. Birra sul tavolo. Risate smargiasse.
Discorsi che non vorresti capire. Meglio potersi tenere i propri stereotipi, sentirsi anche un po’ gretto nella loro riproposizione. Invece capisci cosa dicono gli avventori.
Lo sai bene. Il reale è peggio della realtà.
Specie a certe latitudini. A certe longitudini.
“La figlia e la moglie come stanno. I regali per il compleanno. Le vacanze. La guerra è a pochi chilometri. Ma noi siamo qui. In fondo, facciamo ognuno il proprio lavoro. Vuoi un’altra birra? C’è un problema. Con le sanzioni questi paesi non sono più posti per il money washing come prima. Adesso bisogna andare più lontano. Scocciante. Anziché no. Hai ragione. Oggi ho incrociato un gruppo di profughi. Erano quelli poveri. Li ho segnalati alle ong. Erano contenti, mi hanno ringraziato - ci credi? Questi li ho mandati alla stazione. Erano poveracci. A quelli ricchi ci pensiamo noi. Poi con tutti i soldi che stiamo facendo. Pensa a quanto costava mantenere gli arsenali. Tanto materiale lasciato fermo per anni. E per smaltire? Prima costava un sacco di soldi. Ora invece si vende tutto. La produzione è ripresa a pieno regime. Da non crederci. Ci voleva dopo la pandemia. Adesso si che si viaggia e si fa business come si deve. Vogliono comprare tutto. Puoi comprare tutto. Loro pensano di essere occidentali, ma l’occidente da qui non si vede. Troppa miseria. Una miseria che li rende servizievoli. Perfino le ragazze qui sono economiche, tutto è economico per i nostri stipendi. Avresti mai detto che dopo due anni di pandemia avremmo fatto questi affari? qui? in Europa?”
Cerco in tutti i modi di non ascoltarli. Non ascoltarli più.
Poco oltre i campi e il fiume, la guerra si respira. Qui vicino, come in africa, in yemen, in medio oriente, in palestina. Lontano. Ovunque funzionari governativi, militari, affaristi, ong, contractors.
Fuori, la vita scorre quasi tranquilla.
Penso al mio lavoro. Penso sia ora di tornare al lavoro. Insegnare a prendersi cura. Di chi ne ha bisogno. Prendersi cura. Anche di questo reale. Che possiamo accettare per quello che è.
Guardo la zuppa di barbaietola con pierogi che ho davanti. Ha un sapore ottimo. E il colore del sangue.
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