Le parole, la prospettiva, un’accento, uno sguardo di cambiamento.

 La fisica ci insegna che anche le cose più complicate hanno sempre un che di semplice, e che la semplicità disvela al contempo una profonda complessità. 
Le parole che si scambiano, gli accenti, la prospettiva da cui si guarda, si legge e/o si sente, tutto contribuisce.
Mi piace pensare che le parole, per loro natura, si prestino. Come spesso accade, le persone con cui lavoriamo o che incontriamo, portano parole che ci vengono prestate, e che si prestano a dire qualcosa di ciò che esprimono.

La meraviglia delle parole è che, nel passaggio da un parlante all'altro, ognuno se ne appropria.
Mi affascina la doppia natura delle parole, il loro arrivare come un prestito dei pensieri e delle emozioni di chi ci parla, e al contempo il loro essere restituite per dare voce al nostro mondo interno, al gioco, al pensiero, alla seduzione, alla riflessione. Sono le parole e il linguaggio a dischiudere il mistero di cosa accada e come si strutturi la relazione che abbiamo con l'altro. Le parole raccontano storie, ci parlano, e alzano un velo sulla persona che davanti all'altro si pone, ovvero noi stessi.
Basta un accento, uno sguardo, una prospettiva, e il significante genera una nuova magia. Da abitare e condividere.

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