Una piccola grande storia di ordinaria dignità e abominevole vergogna
C'è una piccola
grande storia che merita essere raccontata.
È una piccola grande storia di ordinaria dignità e abominevole vergogna che si svolge in Piemonte, a Torino.
Qui, un gruppo di genitori di minori con disabilità sensoriale (non vedenti, ipovedenti e sordi), per tutelare i diritti dei propri figli si trova e ritrova ad affrontare, a seconda dei casi, la Giunta Comunale, quella Regionale, o entrambe.
Questa piccola grande storia è spalmata su tre tempi (al
momento).È una piccola grande storia di ordinaria dignità e abominevole vergogna che si svolge in Piemonte, a Torino.
Qui, un gruppo di genitori di minori con disabilità sensoriale (non vedenti, ipovedenti e sordi), per tutelare i diritti dei propri figli si trova e ritrova ad affrontare, a seconda dei casi, la Giunta Comunale, quella Regionale, o entrambe.
Questa piccola
grande storia inizia circa un anno fa, quando, nel novembre 2013, i
genitori scoprono che il Comune di Torino intende ridurre del 40% le
ore degli educatori specializzati che supportano i minori ciechi e
sordi sia a scuola che nell'ambito familiare. Questa paventata
decisione di tagliare del 40% le risicate 10 ore settimanali a
disposizione di ogni bambino/a, deriva da una serie di fattori
tristemente noti nella realtà quotidiana italiana: incompetenza,
incapacità di programmazione, mancanza di trasparenza, propensione a
tagliare ai deboli e favorire i forti...
Per affrontare
questo rischio di tagli, i genitori dei disabili sensoriali si
cercano, si trovano, si incontrano, creano una rete di contatti e
comunicazioni via web che presto diventa “Comitato Spontaneo
Disabili Sensoriali Torino”. I genitori studiano la normativa,
consultano legali, scrivono documenti. Chiedono prima, e, dopo un
triste teatrino di rimandi continui, pretendono e ottengono di
incontrare i responsabili del Comune e della Regione in seduta
congiunta nel dicembre 2013.
I genitori hanno
così occasione di dimostrare che:
- il paventato taglio delle ore di supporto educativo è illegale: la sentenza della Corte Costituzionale n. 80/10 “Diritto del disabile all'assistenza scolastica” stabilisce che il sostegno scolastico e il supporto educativo non può essere tagliato, neanche su motivazione economiche di fondi più o meno disponibili;
- in ogni caso, per evitare il taglio basta
utilizzare i premi produzione che i solerti funzionari pronti a
tagliare i servizi si riconoscono
- il taglio si basa sul gioco delle tre carte:
→ carta (1)il Comune non ha mai fornito (MAI
FORNITO) la giustificazione dei soldi ricevuti dalla Regione, ma solo
un prospetto di “spesa storica”;
→ carta (2): la Regione NON HA MAI VERIFICATO;
→ carta (3): il risultato è che Comune e
Regione tagliano illegalmente i diritti dei disabili e propongono il
balletto per cui ognuno rimanda all'altro la responsabilità dei
tagli.
I genitori
producono un articolato documento (scaricabile qui),
che presentano il 23 dicembre quando i responsabili della Regione e
del Comune si trovano davanti un'ottantina di genitori furiosi e
consapevoli dei loro diritti.
Alla fine
dell'incontro i responsabili di Comune e Regione garantiscono che:
(1) i tagli non ci saranno; (2) verranno prese misure per garantire
il mantenimento del servizio nella quantità e qualità finora
erogate; (3) nessuno proverà a scaricare i tagli sul ricatto ai
singoli proponendo meno ore come alternativa alla chiusura del
servizio.
I genitori
ricordano a Comune e Regione che le possibilità sono sostanzialmente
due: o si tolgono i diritti, con la relativa assunzione di
responsabilità, o si erogano i servizi a cui si ha diritto. Con
questa conclusione, i genitori salutano i responsabili di Comune e
Regione augurando buone feste. E buon tutto. Fine del primo tempo.
Il secondo tempo
di questa piccola grande storia di ordinaria dignità e abominevole
vergogna inizia a giugno 2014.
I genitori, che
hanno mantenuto e allargato la rete di comunicazioni tra loro,
scoprono che nel chiuso degli incontri individuali, ad alcuni
genitori vengono proposte riduzioni di orario estivo paventando la
non riapertura del servizio dopo l'estate e la sospensione del
servizio da inizio giugno a settembre. Chissà come mai, il tutto ha
l'odore del ricatto e del tradimento delle promesse fatte
pubblicamente da Comune e Regione non più tardi di sei mesi prima.
Così i genitori
ricostruiscono il quadro della situazione, si aggiornano nuovamente,
si consultano, scrivono un nuovo documento (scaricabile qui),
chiedono e ottengono un nuovo incontro urbi-et-orbi, nel quale,
“magicamente”, si definisce con impegni formali da parte del
Comune che:
- il servizio non è a rischio per l'autunno;
- la sospensione estiva non è collegabile alla
chiusura delle scuole primarie, ma dipende dal monte ore di ciascuno
ragazzo/a e dal suo piano educativo e riabilitativo individuale;
- nessuno si permetterà più di fare pressione
sui singoli genitori con ricatti più o meno palesi.
I genitori
ricordano nuovamente al Comune e alla Regione che le possibilità
rimangono sostanzialmente due: i diritti o si tolgono, con la
relativa assunzione di responsabilità, o si erogano. Finito
l'incontro con nuove buone notizie, i genitori salutano i
responsabili di Comune e Regione, augurando buona estate e buon
tutto.
Fine del secondo
tempo.
Il terzo tempo è,
purtroppo, molto diverso da quello rugbistico; è un tempo estivo,
durante il quale succedono due cose, che vengono però gestite in
maniera del tutto diversa dal Comune e dalla Regione.
Il Comune avvisa i
genitori che tutto l'ambito del supporto educativo ai minori disabili
sensoriali passa al settore Assistenza. L'avviso arriva prima via
mail, poi con una convocazione estiva per un incontro fissato il 28
agosto. Nonostante le ferie, all'incontro partecipano oltre 40
genitori, davanti a cui i responsabili del Comune annunciano il
passaggio di settore e snocciolano le garanzie che il servizio non
verrà toccato, che non ci saranno pressioni individuali, che c'è
l'accordo sia con la Regione che interno alla giunta per garantire i
diritti dei ragazzi con disabilità sensoriale. Questa volta, però,
non è la fine del terzo tempo.
Infatti, appena
pochi giorni dopo con l'inizio di settembre, iniziano a circolare tra
i genitori mail inquietanti rispetto alle rassicurazioni appena
sentite: ad alcuni genitori di bambini sordi, rivoltisi alle
strutture pubbliche per le normali visite di controllo, di upgrade
degli impianti o per la sostituzione di parti non più funzionanti, è
stato chiesto il modello ISEE e la compartecipazione alle spese, pena
la chiusura delle pratiche.
Ciò che sembra impossibile, accade.
Ciò che sembra impossibile, accade.
Nuovamente i
genitori si mobilitano, studiano, ricostruiscono il quadro di
insieme, e scoprono che:
- la precedente Giunta Regionale che, prima di
sciogliersi per gli scandali, firma all'unanimità una delibera in
cui decide di tagliare i servizi ai disabili (scaricabile qui)
- un solerte funzionario firma poco tempo dopo
una determinazione della Direzione Sanitaria (scaricabile qui)
in cui si specifica l'introduzione del principio economico e della
discriminazione di reddito incidendo sulle seguenti tre voci:
→ protesi per bambini sordi da 0 a 14 anni
→ impianti cocleari per tutte le persone sorde
→ le parrucche per bambine, adolescenti e
donne con alopecia da chemioterapia.
Avete letto bene:
i buchi di bilancio della Regione Piemonte non sono dovuti ad una
politica scellerata che tra olimpiadi faraoniche, tav e grattacieli
spende miliardi. Le voragini del bilancio regionali sono da sanare
queste cancellando dei diritti e introducendo delle discriminanti di
reddito. La scelta non è di risparmiare sugli spechi, le ruberie, le
infrastrutture inutili; la scelta è di risparmiare diminuendo i
soldi dedicati alle protesi per i bambini, al ricambio delle
componenti non più funzionanti degli impianti cocleari, e togliendo
il contributo per le parrucche per bambine, ragazze e donne con il
cancro.
Non è solo più
una questione di salvaguardare dei diritti, a questo punto.
È questione di
fermare un vergognoso abominio, un'abominevole vergogna.
Di nuovo, di tutto
questo se ne fanno carico i genitori, che trovano la documentazione e
la studiano, la propongono al giudizio di legali, preparandosi per un
eventuale ricorso al TAR, dato che la misura, oltre ad essere
vergognosa come contenuto, pare essere anche illegittima.
C'è però un
problema di tempi: avendo fatto uscire la deliberazione ad inizio
estate nel silenzio totale, i genitori scoprono di avere pochissimi
giorni per muoversi: l'estate si è mangiata i 60 giorni a
disposizione, occorre decidere e muoversi entro il 3 ottobre.
Tutti uniti, i
genitori si dividono i compiti: una parte di genitori prepara con i
legali il ricorso al TAR, e una parte inizia un dialogo fitto e secco
con la Regione, incontrando l'Assessore alle Pari Opportunità, che
si dice disponibile a produrre una nuova deliberazione a tempo zero
che annulli la vergogna estiva.
Il contatto forte
con l'assessorato alla Sanità produce ancora di più, e si scopre
che:
- la misura non solo è illegittima: chi ha
scritto la delibera e la determina non sapeva che quanto descritto è
inserito nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza)
- la determinazione attuativa è scritta in
maniera impropria, con errori e ambiguità
- la Regione è ben consapevole che tali
prestazioni siano inserite nei LEA, che le ASL e i servizi che hanno
chiesto il modello ISEE e la partecipazione stavano compiendo un
illecito
- benché tutto fosse così chiaro, solo una ASL
dell'astigiano ha chiesto chiarimenti, mentre tutte le altre,
ospedali e reparti specialistici compresi, hanno illecitamente
richiesto ISEE e partecipazione, senza accorgersi di tutto il quid,
come non se ne sono accorti tutti coloro che hanno firmato, letto e
fatto circolare la deliberazione in oggetto.
Accade così che
questa storia abominevole di vergogna diventi una piccola, grande
storia di diritti e dignità: la Regione produce una comunicazione
formale protocollata che chiarisce come l'ISEE e la compartecipazione
non sia dovuta, chiedendo ai genitori e all'associazione Fiadda come
loro tramite di segnalare ogni illecito, in modo da poter prontamente
intervenire.
I genitori tirano
nuovamente il fiato, e stavolta si trovano loro, da soli, a regalarsi
un terzo tempo rugbistico, non prima di aver fatto circolare a tutti
e aver reso disponibile la documentazione necessaria a tutte/i per
tutelare questa parte di diritti.
Fortemente
convinto che questa documentazione possa e debba circolare, la metto
a disposizione di chiunque:
- il Decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri che iscrive le prestazioni in oggetto nei LEA (scaricabile
qui),
- il protocollo della Regione che da ragione
alla posizione dei genitori (scaricabile qui)
- un piccolo vademecum dell'associazione Fiadda
su come comportarsi (scaricabile qui)
Questa è, al
momento, la fine della nostra storia, anche se il nuovo bilancio
della Regione Piemonte (scaricabile qui)
non fa ben sperare.
A dirla tutta poi,
manca ancora la deliberazione della Regione che cancelli tutti gli
interventi paventati quest'estate, e che non riguardano solo i
supporti per i sordi, ma anche la vergogna dei tagli fatti sulla
pelle delle bambine, ragazze e donne malate di cancro, oltre che ai
tagli sui disabili e gli anziani in generale.
Questo è il punto
a cui è arrivata la storia di un gruppo di genitori decisi a
difendere i loro diritti, convinti che, come diceva Calvino ne “Le
città invisibili” (1972), “di una città non godi le sette o
settantasette meraviglie, ma la risposta che da ad una tua domanda”.
E dato che si
parla di diritti, non è sufficiente la loro parvenza, né la loro
rappresentazione.
Imparare a
prendere ciò che è nostro, che spetta di diritto a noi e ai nostri
figli, è stato uno tra i doni più grandi che questo gruppo di
genitori si è per ora regalato.
Ho pensato che
questa piccola grande storia di ordinaria dignità e abominevole
vergogna meritasse di essere conosciuta, in modo che possa circolare,
rendendo disponibili i documenti e duplicabile l'esperienza,
diventando fonte di ispirazione per altri, libera di riprodursi
ovunque ce ne sia bisogno...
per ulteriori
informazioni, potete contattarmi su questo blog
buonasera ,
RispondiEliminaha ragione Paolo Brusa a qualificare questa emblematica storia come esempio di non virtuosa concertazione tra quello che fa la mano sinistra con quello che fa la mano destra quando viene messo nel freezer il coordinamento della testa pensante .
Dispiace ancor più quando si constata che a mettere nero su bianco ,la determina, nella prima versione è un funzionario che nel corso degli anni si è occupata molto e ha seguito le problematiche relative agli impianti cocleari.
Non voglio assolutamente disconoscere il ruolo dei genitori riuniti in comitato spontaneo , ma l'articolo in quelche modo riflette il modus operandi di chi ritiene di sapere e conoscere tutto ,mi spiego meglio, scoprire prima dell'incontro con l'Assessore (se non addiruttura durante) che l'Impianto cocleare è inserito nei LEA con DPCM /2007) la dice lunga sulla conoscenza di leggi importanti , non mi sembra possibile che sia sfuggita la domanda "in base a quele norma è consentita la possibilità di sottoporsi a intervento per posizionamento di Impianto Cocleare ,attraverso il S.S.N.?" E ancora : come mai la Regione Piemonte prevede la possibilità di usufruire delle batterie ricaricabili e del carica batterie? (delibera assessore Valpreda 2007)
Per carità può capitare , ma molti affanni si potevano evitare ,avvovati,tar etc se c'era la volontà e la capacità di creare azione comune con altre associazioni che già avevano individuato il problema e si adoperavano inascoltati per muoversi tutti insieme nella direzione che ha permesso di risolvere la brutta picola storia .
Ringraziando per l'opportunità di intervenire , con l'auspicio che il 2015 veda tutti noi più collaborativi e meno autoreferenziali
si inviano auguri per le prossime festività
con cordialità
Paolo De Luca
per
l'APIC
Associazione Portatori Impianto Cocleare
www.apic.torino.it
condivido le ragioni importanti del tuo commento:
Elimina- a prescindere dalla storia personale dei singoli, la "svista" relativa alla determinazione della Regione è stata davvero un'affermazione importante di quanto chi ha scritto, firmato e approvato tenesse in considerazione i diritti dei disabili sensoriali e dei malati in generale (la parte sulle parrucche per le donne in chemioterapia penso faccia rabbrividere per il livello di umanità che esprime)
- concordo anche sulla generale tristezza che si manifesta ogni volta che si scopre che chi è pagato per amministrare la cosa pubblica "non sempre" sia in grado di fare gli interessi delle persone che dovrebbe seguire, ne tanto meno garantirne i diritti, e che per fare questa parte sia sempre più spesso necessario attivare le energie dei genitori e delle famiglie già provate dalla loro quotidianità
- a questa tristezza prima e fatica poi, aggiungo però anche la gioia che da individuo e genitore provo ogni volta mi capita di riscoprire una comunità capace di far valere i propri diritti sempre, a prescindere dall'interlocutore e dalla situazione specifica
- personalmente sento il comitato spontaneo dei genitori come una boccata di ossigeno, in grado di coinvolgere in modo davvero orizzontale tante persone, che a prescindere dalla loro storia individuale, hanno trovato e costruito uno spazio di condivisione e di apprendimento reciproco, aperto a tutte/i, in cui chi ha informazioni e competenze può liberamente decidere se e come condividerle con tutti/e; in questo senso, come in passato, il contributo tuo, come quello di chiunque, è sempre stato, e sempre sarà, il benvenuto
- condivido inoltre con te una preoccupazione generale legata all'autorefenzialità, triste malanno che nel nostro paese rischia di anteporre alle ragioni dei più, l'interesse dei meno; in questo senso, nel comitato di genitori, informazioni, competenze, onestà intellettuale e trasparenza rendono il contributo dei singoli, così come delle associazioni, una dote davvero importante per poter continuare insieme a difendere i diritti di tutti/e
- essendo un convinto assertore che i mezzi siano una parte sostanziale nel raggiungimento dei fini, personalmente mi sforzo di mettere a disposizione e attivare tutte le risorse per contribuire ad aumentare il livello di condivisione di informazioni, competenze, possibilità, opportunità e diritti per tutte/i
- in conclusione, riprendo proprio un tuo contributo di ottobre girato in mailing list dei genitori, per aggiungere una piccola precisazione per evitare confusioni rispetto alla questione batterie e carica-batterie: in passato in Piemonte batterie e carica batterie venivano erogati dalla Regione (delibera 39-5182 del 29 gennaio 2007 http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2007/06/siste/00000099.htm). Dopo aver fatto molti passi avanti, la Regione ne ha fatto uno indietro: tale erogazione NON è stata più rifinanziata. Dal momento che questi accessori NON fanno parte dell'elenco inserito nei LEA, per la richiesta di batterie e carica-batterie la Regione Piemonte ha ritenuto con una circolare del 1/10/2014 di mantenere l'obbligo di presentare insieme alla prescrizione medica anche la dichiarazione ISEE, con diritto alla rimborsabilità solo se inferiore ai 38mila euro
come sempre, buon tutto, paolo brusa