Dammi una mano, ascolta gli occhi, altro non chiedo
Ho costruito il progetto "Dammi una mano, ascolta gli occhi, altro non chiedo" insieme alla dott.ssa Claudia Guidi per l'Associazione Amuleto. Il progetto è stato premiato dal concorso nazionale “Qui mamme”, che ne ha finanziato la realizzazione in quanto esperienza di benessere e genitorialità attiva aperta ai genitori di bambini disabili con il fine di condividere le dimensioni affettive e dolorose che diversamente rischiano di rimanere nel silenzio e nel corpo.
A partire dalla narrazione delle proprie storie, il gruppo sviluppa i seguenti obiettivi:
Ogni incontro è dedicato ad approfondire un tema specifico che ne definisce il titolo, e rispetto a cui, pur nel rispetto della libertà di espressione del gruppo, si offre un canovaccio generale per facilitare la discussione e la condivisione tra i partecipanti.
A partire dalla narrazione delle proprie storie, il gruppo sviluppa i seguenti obiettivi:
- portare il dentro, fuori: dal silenzio e solitudine personale alla condivisione, dalla dimensione del singolo gruppo alle altre famiglie e alla cittadinanza
- riversare e condividere difficoltà,solitudine, angosce, emozioni in uno spazio per “stare con..”, intimo,di dialogo e vicinanza affettiva
- accogliere diversità, peso, ansie e paure passate e presenti
- portare la propria “incompetenza” a trattare il problema
- portare interrogativi su cosa sia “giusto/ingiusto” fare,su come garantire ai figli la possibilità di sentirsi liberi e di desiderare
- aprire le porte di un “pensare possibile”
Ogni incontro è dedicato ad approfondire un tema specifico che ne definisce il titolo, e rispetto a cui, pur nel rispetto della libertà di espressione del gruppo, si offre un canovaccio generale per facilitare la discussione e la condivisione tra i partecipanti.
1°
Incontro: la diagnosi e la ricaduta sulla famiglia
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La
diagnosi, un momento traumatico che può essere vissuto spesso
come “baratro”, che annulla le coordinate di senso conosciute
in favore di uno stato di totale impotenza e confusione, che
impegna i genitori in un “girare in tondo” senza fine alla
ricerca di speranze volte a negare il responso di malattia.
Occorre aiutare i genitori a sostenersi reciprocamente e a
condividere il loro dolore, concedendo un tempo e uno spazio per
elaborarlo.
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2°
incontro: raccontarsi e narrare esperienze simili con persone
diverse
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Di
fronte alla disabilità il genitore si chiede prima di tutto
perché e cosa è: due questioni che interrogano il personale
senso del vivere. La solitudine che spesso i genitori vivono di
fronte alle domande della quotidianità del loro bimbo che cresce
acuisce ulteriormente il carico da sopportare. La parola consente
di rompere l'isolamento, condividere l'angoscia, sentirsi parte di
una comunità, fronteggiare il senso di diversità legato alla
relazione con il sociale allargato,. Avere una possibilità di
comprensione e partecipazione del dolore personale permette
inoltre di elaborare il senso di impotenza riconoscendosi un ruolo
e una funzione sociale trasformativa utile e visibile.
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3°
incontro: come cambia il rapporto tra mamma e papà
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Le
relazioni di coppia e le relazioni familiari vengono messe a dura
prova, con il rischio di assistere anche allo scioglimento dei
legami familiari. Altre
volte invece, i genitori, soprattutto se accompagnati in questo
processo di adattamento, riescono a trovare le risorse necessarie
per riorganizzare le proprie relazioni familiari salvaguardando il
benessere di ciascun componente della famiglia.
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4°
incontro: i genitori parlano dei fratelli e sorelle normali
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Avere
un fratello/sorella con disabilità rappresenta un evento
eccezionale, imprevisto e non voluto che influenza profondamente
non solo la relazione tra fratelli, ma anche lo sviluppo
psicologico del fratello/sorella sano. La capacità dei genitori
di assumersi in pieno la responsabilità della cura del figlio
disabile aiuta i fratelli e le sorelle sani ad assolvere al meglio
i loro compiti evolutivi sollevandoli dal gravoso onere di aderire
alle aspettative genitoriali del figlio ideale perduto.
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5°
incontro: diritto al tempo libero
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Le
madri stabiliscono un legame molto stretto con il figlio disabile,
all'interno del quale, in modo esclusivo, gestiscono le cure e gli
accudimenti necessari al bambino. Sovente tale rapporto è così
stretto che le mamme faticano poi a ritagliarsi spazi propri e a
concedersi di assumere anche altri ruoli oltre a quello materno.
Immaginarsi come soggetto individuale può essere molto difficile
nella quotidianità delle madri che si occupa di portare i loro
figli in terapia, di accudirli a casa, di accompagnarli presso le
strutture sanitarie e di svolgere tutti gli adempimenti
burocratici, spesso lunghi e frustranti. Il tempo libero diventa
così non solo un diritto ma un dovere di prendersi cura della
propria persona.
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6°
incontro: è possibile un futuro di indipendenza per noi e per i
nostri figli?
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Una
domanda ricorrente durante la crescita è "che ne sarà di
lui/lei, cosa ne sarà di questa persona, quando noi genitori non
ci saremo più". I problemi in genere esplodono
dopo l'obbligo scolastico, quando si deve scegliere quale percorso
seguire: in questo periodo si allarga la forbice tra ragazzi con o
senza disabilità. Alcuni
hanno la possibilità di lavorare e il diritto alla persona viene
esaltato, dando la possibilità al disabile di sentirsi parte di
un tessuto sociale che gli consenta di continuare a crescere
soprattutto nell'autostima e la possibilità di non pensare solo
ai propri deficit, ma anche alla possibilità di compiere azioni
utili a sé e agli altri, traendo giovamento nella propria
formazione di persona adulta.
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7°
incontro: visitare una possibilità concreta
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Esiste
una grande differenza tra il senso dell'abitare e del vivere in
una possibilità. L'ultimo incontro, conclusivo del percorso, si
terrà presso la struttura residenziale e centro diurno
dell'Associazione
La Fonte a Sesto Fiorentino (FI).
I
genitori potranno vedere nel concreto una realtà di inserimento
sociale, abitativo e lavorativo rivolta a persone portatrici di
disabilità. Per i partecipanti al gruppo si potrà aprire uno
spazio anche interno di attesa in cui abitare e sognare una
possibilità concreta di superamento delle difficoltà e di
apertura al futuro.
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